Paris 1988 - David Alan Harvey
Summer Cruise |
Lei, centrale, è la più colta dei quattro.
È quella che chiami quando hai bisogno di risposte che non sai darti da solo. Ma è sempre sola. Perché non trova nessuno che non abbia paura della sua intelligenza e a volte, ma solo a volte, lei si odia per questo.
Lui, vuole fare l'artista.
Dipinge a Montmartre e cerca un gallerista che spinga i suoi quadri ma per ora prende solo porte in faccia.
E lei, la bionda, gli dice che crede in lui, gli dice che è un genio e che i suoi quadri sono irresistibili.
In realtà non lo crede davvero. Lo dice solo per non fargli male perché sa che il suo giudizio potrebbe distruggerlo. Lui ha molta considerazione di lei e del suo parere, le ha promesso che se trova un gallerista la porta fuori a cena in un ristorantino all'interno del XVIII arrondissement, dove probabilmente le porrà il cuore fra le mani. Lei sa che non succederà, sorride con occhi vaghi, gli vuole bene ma sa che non c'è futuro per loro due, perché lei vuole altro. Un'altra vita, un'altra città. Sogna qualcuno che la porti via.
Lui, via da Parigi non ci andrà mai.
L'altra, quella dietro.
Lei è quella più sensibile di tutti ma si tiene tutto dentro. Si arrabbia quando la bionda dice all'artista che è bravo, si arrabbia morsicandosi le labbra. Inspira, si rimette a posto la fascia nei capelli e ti butta il fumo in faccia. Sarà la prima a lasciare il gruppo, lei.
Finita l'università prenderanno strade diverse, ognuno la sua. Si rivedranno magari tra 10 anni, ognuno con la propria vita.
La bionda sarà sposata e felicissima. Forse con un bimbo. Ma le manca Parigi, perché non abita più lì. Tornerà nella città che l'ha vista crescere dopo tanto tempo e li ritroverà lì, tutti e tre.
Lei, centrale, lavora nell'assistenza sociale. Il suo lavoro e il suo senso del dovere hanno fatto passare in secondo piano il resto della sua vita. Frequenta un uomo molto più grande di lei. Non si sposeranno mai. Si lasceranno spesso. Saranno gli eterni fidanzati. Lui è l'unico che capisce i suoi sbalzi di umore. L'unico che la capisce, secondo lei. L'unico che la solleva quando le brutture del mondo la schiacciano a terra.
L'altra, quella dietro. Ha avuto qualche storia ma senza mai essere felice. Pensa di partire, di andare lontanissimo, nemmeno lei sa dove. Forse per ritrovarsi da qualche parte. Ha la sensazione di essersi perduta. Fa la dura, ma legge di nascosto romanzi d'amore. E fuma ancora. Fuma tanto. La sua pelle sa di tabacco misto al profumo. Pensa di smettere ma forse non lo pensa davvero.
L'artista, sarà ancora innamorato di lei, della bionda, ma sarà sinceramente contento di vederla felice.
Con fatica però. Credeva di aver dimenticato la sensazione di vertigine, e invece l'aveva solo messa da parte.
La stessa sera berrà da solo una bottiglia di vino rosso e si addormenterà vestito per terra, accanto alla finestra. E dormirà bene nonostante tutto. Come un bambino quando piange tanto e si addormenta esausto.
Lei era l'amore grande. Non amerà mai nessuno come ha amato lei.
Non vuol dire che non amerà più. Amerà in modo diverso.
Per fortuna la sua arte lo fa respirare, non vive senza. Gli dona un pò di intima gioia.
Oggi insegna storia dell'arte in un liceo, i suoi alunni lo adorano perché riesce a catturare la loro attenzione senza raccontare frottole. Tutti se lo ricorderanno questo professore che il giovedì mattina portava gli studenti fuori dalla classe a dipingere all'aperto e che riusciva a tirare fuori qualcosa di bello da ognuno di loro.
Dedico questo post al mio caro amico Will, che un giorno mi ha regalato un libro di fotografie meravigliose.
Ci divertivamo a distanza di 125 km ad inventarci storie aprendo il libro su una pagina a caso. Ricordo cavalieri neri, ippopotami terrorizzati, salti nel vuoto ed equilibri instabili...
Questa è a pagina 119. E se fosse una canzone sarebbe questa.